Ottocento dollari, forse di più. È quanto costava la serata « tra ragazzi » di Jack, e lui si aspettava che sua moglie, Lora, pagasse il conto.
La cameriera Mélanie, vedendo la disperazione di Lora, ha elaborato un audace piano per assicurarsi che la serata di Jack non finisse come previsto.
Dieci anni. È il tempo che ho passato a servire piatti in uno dei ristoranti più eleganti del centro città.
In questo lavoro si vedono tutti i tipi di persone: coppie raggiate al primo appuntamento, famiglie che festeggiano compleanni con bambini dalle dita appiccicose e pranzi d’affari che sembrano più interrogatori che riunioni.
Ma niente mi aveva preparato a quello che ho visto l’altra sera…
C’era una volta questa coppia, Jack e Lora, che erano clienti abituali.
Carini come pochi, dividevano sempre il conto con un sorriso.
Venivano una volta alla settimana, ordinavano la stessa torta al cioccolato decadente per dessert e si scambiavano sguardi come adolescenti innamorati.
Di recente, però, le cose erano cambiate.
I sorrisi erano scomparsi, sostituiti da un silenzio teso che incombeva tra di loro.
E negli ultimi mesi, era sempre Lora a ritrovarsi con il conto a fine serata.
Jack, nel frattempo, sembrava essere in preda a una frenesia di spese.
Ogni volta che veniva, era come una sfilata di bistecche tra le più costose e bottiglie di vino tra le più raffinate che si potessero immaginare.
E indovinate chi si trovava sempre a pagare il conto?
Lora, sempre più pallida e stanca, passava la sua carta discretamente.
Quella sera, però, le cose raggiunsero un livello di assurdità del tutto nuovo.
Jack arrivò con una banda di otto amici rumorosi ed esuberanti, annunciando come un re che era lui a pagare il giro.
Ordinavano abbastanza hamburger e bistecche da sfamare un piccolo esercito, e mentre per loro era tutto un divertimento, un nodo d’inquietudine mi stringeva lo stomaco non vedendo Lora arrivare con loro.
Proprio mentre stavo per controllare se stesse arrivando, eccola, sembrava come se avesse corso una maratona.
I suoi occhi erano cerchiati e i suoi passi leggermente vacillanti mentre si avvicinava al gruppo.
Jack a malapena alzò lo sguardo quando lei si sedette, troppo impegnato a dare ordini affinché riempissi i loro bicchieri.
Con il progredire della serata, mentre sparecchiavo i piatti vuoti, le mie orecchie erano tese verso il loro tavolo.
Fu allora che sentii un frammento della loro conversazione che mi gelò il sangue.
«Non pagherò questa volta,» disse Lora a Jack, con un tremore che non avevo mai sentito prima.
«Jack, parlo sul serio.»
Lui si limitò a ridere. «Certo, cara. Non preoccuparti, me ne occuperò io.»
Facile a dirsi per lui, pensai, bollendo silenziosamente.
Ma quando arrivò il conto, una somma considerevole che sfiorava gli 800 dollari, Jack lo mise direttamente nelle mani di Lora.
Il modo in cui il suo viso perse colore, con le lacrime che le salivano agli occhi mentre Jack continuava a porgerle quel maledetto conto, sembrava essere una sorta di brutta battuta.
Lora si precipitò in bagno, accampando una scusa.
Mi affrettai a seguirla, e proprio quando arrivai alla porta, un grido soffocato esplose dall’interno.
«Adesso guadagno il 25% in più di lui e devo pagare per tutti i suoi amici?! È RIDICOLO!» Lora piangeva al telefono.
«Come può pretendere che paghi sempre io? È così ingiusto!»
Non era solo una questione di soldi; era una questione di controllo.
E non avrei lasciato che la intimidisse in quel modo.
Il suo sfogo al telefono riecheggiava nelle mie orecchie.
Prendendo un respiro profondo per calmare i miei nervi, mi avvicinai a Lora quando uscì dal bagno, asciugandosi gli occhi con un tovagliolo di carta stropicciato.
«Lora,» dissi, «tutto bene? C’è qualcosa che posso fare?»
I suoi occhi si riempirono di lacrime di nuovo.
«Jack insiste affinché io paghi tutto,» disse, singhiozzando. «Non posso permettermi di farlo sempre!»
Ecco la conferma di ciò che già sospettavo.
Il mio cuore si strinse per lei. Non era giusto.
Ma prima che potessi offrirle delle parole di conforto, una rischiosa idea, forse l’unica soluzione per lei, mi balenò in mente.
Il mio cervello correva. Eccomi qui, una cameriera che fatica a sbarcare il lunario in questa costosa città, pronta a rischiare potenzialmente il mio lavoro per aiutare una cliente.
Ma vedendo la paura impotente negli occhi di Lora, il modo in cui Jack la trattava come un bancomat, sapevo cosa dovevo fare.
«Ascolta,» le sussurrai, «ecco cosa possiamo fare.
Quando tornerò, fai finta di ricevere una chiamata urgente e vai via subito.
Non preoccuparti per il conto, me ne occuperò io.»
Per un attimo, la confusione si dipinse sul volto di Lora, ma poi una scintilla di speranza illuminò i suoi occhi.
«Sei sicura?» mormorò. «E il tuo lavoro?»
Le strinsi la mano in modo rassicurante, una promessa silenziosa che passava tra di noi. «Non preoccuparti per me,» dissi. «Fidati di me.»
Esitò ancora un momento, poi con un cenno nervoso, afferrò il telefono e iniziò a digitare, dirigendosi verso il suo tavolo.
Il mio cuore batteva all’impazzata mentre mi ritiravo verso la cucina, pregando che il mio piano non mi si ritorcesse contro in modo spettacolare.
Alcuni minuti sembrarono un’eternità mentre lottavo contro l’impulso di dare una sbirciata dalla cucina.
Prendendo un respiro profondo, sfoggiai il mio più grande sorriso e mi diressi verso il loro tavolo.
Jack, ancora assorbito nella sua conversazione con gli amici, non alzò nemmeno lo sguardo quando tossii.
«Scusatemi, signore,» cominciai, con la voce abbastanza forte perché tutti al tavolo potessero sentire.